Sapori bellunesi perduti e … ritrovati

Il  Serva 
A volte capita  basta carpire un profumo, assaporare un gusto dimenticato ed ecco che affiorano alla mente ricordi , talvolta chiusi nei cassetti della mente.
Tornando a casa, tra le mie montagne, una mattina andando alla ricerca dello schiz, un formaggio che tuttora viene prodotto, ma non come quello che io e fortunatamente anche i miei figli ricordiamo, ma di questo parleremo un’altra volta,  ho scoperto in un negozio di Campagna Amica i  Pom  de la Rosetta.
Si tratta di mele piccoline dalla buffa forma pentagonale, schiacciate tra il picciolo e il fondo, del diametro di 6 -7 centimetri..
Il nome viene attribuito alla colorazione rossa  come quella che compare sul volto di una ragazza.quando arrossisce.
Ai bambini in dialetto si usa dire : ” Hai le guance come le mele della Rosetta”.
I Pomm de la Rosetta
La loro polpa è bianca, croccante e dolce. Sono piante autoctone che negli anni ’60 erano diffuse un po’ ovunque nella provincia bellunese, ma in quel periodo con l’ abbandono della campagna da parte dei contadini, i proprietari terrieri, espiantarono i meli per fare posto alle piantagioni di mais, molto più semplice da coltivare con le macchine e assai più redditizio. Una sorte simile l’ha subita anche una tipologia di pere, dette i Per del diaol, ovvero le pere del diavolo, perchè raccolte prima della maturazione, venivano messe sotto i letti nella paglia per conservarle per l’inverno, ma spesso i bambini le rubavano per fare la merenda di nascosto.
Brutte, ma buone, le pere del Diavolo durano, come le mele della Rosetta, fino a primavera .
Livia Elena Laurentino

i Per del Diaol

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